Due parole con Enrico Mazzocco, general Manager del Relais
Monaco Hotel & Spa di Ponzano (Treviso), che a Fuocolento confessa:“Nella
vita l’importante è avere un Piano B”
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Vista dall'alto del Relais Monaco di Ponzano |
“A
18 anni avevo già ben chiaro il mio percorso. Sapevo, in fondo, quello che
avrei voluto fare”.
Enrico Mazzocco, General Manager del Relais Monaco di
Ponzano, a un tiro di schioppo da Treviso, non usa mezzi termini. E
racconta i segreti di quello che un tempo si definiva direttore d’albergo.
Il Relais Monaco Country Hotel & Spa,
ospitato nell’ottocentesca villa Persico Guarnieri, lunghe barchesse
laterali, architetture vagamente classicheggianti e parco fino all’orizzonte, è
ben più che un semplice albergo ristorante. Tra gli ambienti più “in” della
Marca trevigiana, il Relais ha assunto un alone di celebrità quando, nel
1965, tra le sue stanze, venne girato il film di Pietro Germi, Signore e
Signori, con Virna Lisi, Gastone Moschin, Alberto Lionello e Olga Villi.
Oggi la struttura, comprensiva di albergo,
nuova Spa da 700
metri quadrati , ristorante e centro congressi, è
divenuta must per quanto riguarda ristorazione e attività alberghiera in tutto
il Nord Est italiano.
Il Manager
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Enrico Mazzocco |
Oggi più che mai, oltre a preparazione e
conoscenza, a un direttore si chiede una qualità mica da ridere: la passione.
“Fin da ragazzo ho avuto le idee molto
chiare. A parte un periodo in cui volevo fare il pilota - idea presto
tramontata (ride, nda) - ho avuto la fortuna di poter contare su, diciamo così,
un Piano B. Frequentavo l’Istituto Turistico a Udine, mi piaceva il mondo degli
alberghi, ero attratto da questa realtà. I miei genitori lo sapevano. E così,
una sera, per il mio diciottesimo compleanno, mi portarono a cena alla celebre
Villa Cipriani ad Asolo, sui colli trevigiani”.
E che successe?
“Dopo un po’ si presentò il direttore Giuseppe Kamenar, figura quasi mitica
per chi è del settore.
E pure per me sarà una delle figure base della mia futura esperienza. Ci chiese cosa festeggiassimo e, avuta la risposta, chiese a me cosa avrei voluto fare da grande. Quando, senza esitazioni, gli risposi ‘il direttore d’albergo’, mi guardò fisso negli occhi. Forse intravide qualcosa.
Senza aspettare che finissi la cena, mi prese sottobraccio e mi fece visitare tutto l’ambiente. E chi lo conosce, sa di che parlo. Al termine della serata, mi domandò se, al termine della scuola, avrei voluto tornare in estate per uno stage. Galeotta fu quella cena. Lì scattò la scintilla”.
E pure per me sarà una delle figure base della mia futura esperienza. Ci chiese cosa festeggiassimo e, avuta la risposta, chiese a me cosa avrei voluto fare da grande. Quando, senza esitazioni, gli risposi ‘il direttore d’albergo’, mi guardò fisso negli occhi. Forse intravide qualcosa.
Senza aspettare che finissi la cena, mi prese sottobraccio e mi fece visitare tutto l’ambiente. E chi lo conosce, sa di che parlo. Al termine della serata, mi domandò se, al termine della scuola, avrei voluto tornare in estate per uno stage. Galeotta fu quella cena. Lì scattò la scintilla”.
Seguì il periodo al Centro di
Formazione Professionale al Ciga, Compagnia Italiana Grandi Alberghi, di
Venezia. Poi esperienze in alberghi storici di Roma, Venezia, Principato di
Monaco e diverse altre realtà.
Quali gli aneddoti di quel periodo?
“Ricordo a Villa Cipriani alla fine degli
anni ‘80 una riunione informale dei ministri degli esteri della Cee, l’allora
Comunità Economica Europea. Oppure a Roma un congresso dell’Onu con l’allora
presidente Boutros Ghali. Sebbene giovane, potevo muovermi a stretto
contatto con quelle personalità di rilievo internazionale. Toccai con mano
l’importanza del settore alberghiero e capii dove si poteva arrivare lavorando
duro e con entusiasmo”.
Quali i modelli?
“Direi diversi.
Penso ad esempio a Luciano Borso, segretario di Ricevimento all’Hotel
Danieli di Venezia, che parlava correttamente sette lingue e sempre con il
sorriso sulla bocca. O lo stesso Giuseppe Kamenar, che identifico come
il vero manager alberghiero, figura che influenzò i miei anni futuri”.
E che fa un manager?
“Non importa se produci bulloni o vendi
servizi. Devi però produrre il miglior prodotto possibile. E la differenza non
la fa la tecnologia, il ‘di più’ è sempre opera della persona. Nel
nostro caso vendiamo servizi alberghieri, per cui la differenza sta
nell’approccio al cliente e nel senso di ospitalità che gli comunichiamo.
Possiamo avere la casa più bella del mondo, ma se non si sorride e non si comunica la gioia dell'incontro, non si centra l’obiettivo.
Nel nostro caso, se non ci piacesse accogliere gli ospiti, dovremmo cambiare lavoro domattina. Vale per qualsiasi albergatore in ogni parte del mondo”.
Possiamo avere la casa più bella del mondo, ma se non si sorride e non si comunica la gioia dell'incontro, non si centra l’obiettivo.
Nel nostro caso, se non ci piacesse accogliere gli ospiti, dovremmo cambiare lavoro domattina. Vale per qualsiasi albergatore in ogni parte del mondo”.
Qui entra in gioco la dimensione manageriale. Non solo
sorrisi...
“Nel caso del Relais Monaco, la nostra
realtà è divisa in quattro settori. C’è l’albergo, il centro congressi, la Spa e il ristorante, diviso
tra clienti individuali e ‘banchettistica’ che spesso percorrono strade differenti.
Sono quattro settori molto differenti tra loro, ma tutti devono essere in grado di comunicare e integrarsi.
Tutti devono garantire uno standard qualitativo identico.
Non possiamo avere un ottimo ristorante e un’area Spa meno convincente. Se il cliente mangia bene ma dorme male, chi ne risente non è il solo albergo ma l’intero Relais.
Alla fine si tratta di gestire quattro aziende in una. E un errore in un settore può avere ripercussioni negli altri tre”.
Sono quattro settori molto differenti tra loro, ma tutti devono essere in grado di comunicare e integrarsi.
Tutti devono garantire uno standard qualitativo identico.
Non possiamo avere un ottimo ristorante e un’area Spa meno convincente. Se il cliente mangia bene ma dorme male, chi ne risente non è il solo albergo ma l’intero Relais.
Alla fine si tratta di gestire quattro aziende in una. E un errore in un settore può avere ripercussioni negli altri tre”.
Da qui l’importanza della squadra.
“Si vince col gruppo, non da soli. Specie
in questo mondo. Per fortuna al Relais Monaco opera una compagine sia
qualificata che omogenea.
Come coordino le varie professionalità. Ma non è solo questo; è importante, anzi direi fondamentale, che tutti si sentano parte del progetto. È così che si vince”.
Come coordino le varie professionalità. Ma non è solo questo; è importante, anzi direi fondamentale, che tutti si sentano parte del progetto. È così che si vince”.
Siete una realtà di élite, quale la
difficoltà maggiore?
“Il non accontentarsi, nemmeno quando si
raggiunge l’obiettivo, o magari si pensa di averlo raggiunto.
Si può sempre migliorare, si può sempre salire uno scalino in più. Per cui credo che la vera scommessa sia quella di non sedersi sugli allori, nemmeno quando gli allori sono tanti.
Quando si sale, si sa, c’è il rischio di cadere. Quello è il momento più insidioso”.
Si può sempre migliorare, si può sempre salire uno scalino in più. Per cui credo che la vera scommessa sia quella di non sedersi sugli allori, nemmeno quando gli allori sono tanti.
Quando si sale, si sa, c’è il rischio di cadere. Quello è il momento più insidioso”.
Rispetto al passato, oggi cosa chiede il
cliente?
“Un letto e un piatto di pasta, in fondo,
si trovano dappertutto. L’obiettivo è dunque arricchire il servizio.
Ad esempio, il cliente straniero vuole conoscere a fondo il territorio in cui temporaneamente si trova, vuole respirarne la vera essenza attraverso la natura, la tavola, l’arte. L’albergo, oggi, deve garantire tutto questo.
Qui da noi organizziamo, tra le altre iniziative, percorsi cicloturistici proprio in quest’ottica.
È solo un esempio, non scopriamo nulla, ma spiega il concetto.
Il turista cerca delle esperienze ed è questa è la sfida di domani. Un domani che, in fondo, è già oggi”.
Ad esempio, il cliente straniero vuole conoscere a fondo il territorio in cui temporaneamente si trova, vuole respirarne la vera essenza attraverso la natura, la tavola, l’arte. L’albergo, oggi, deve garantire tutto questo.
Qui da noi organizziamo, tra le altre iniziative, percorsi cicloturistici proprio in quest’ottica.
È solo un esempio, non scopriamo nulla, ma spiega il concetto.
Il turista cerca delle esperienze ed è questa è la sfida di domani. Un domani che, in fondo, è già oggi”.
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