Alcune
considerazioni alla base del mio intervento al Convegno di Poto Viro sul
Tartufo del Delta del 10 marzo 2013
Il mio intervento durante il convegno di Porto Viro |
In Italia ci sono più di 50
Associazioni di Tartufai riunite nella Fnati (Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani) e almeno altrettante Città del Tartufo (da Alba ad
Acqualagna, da San Miniato a Sant’Angelo in Vado, ecc.), come dire che in tutta
la penisola italiana si produce e si raccoglie il tartufo.
E ci sono località,
come quelle citate e altre ancora ben note agli amanti del tartufo, italiani e
stranieri, e numerose altre quasi o del tutto sconosciute, per cui è
sconosciuto il tartufo di quelle località.
Fra queste c’è la città di Porto
Viro, nel Delta del Po, dove c’è un’antica e solida tradizione di raccolta
del tartufo (i componenti la locale Associazione Tartufai sono oltre 50),
mentre la provincia di Rovigo, cui appartengono Porto Viro e il Delta del Po, è
probabilmente la terza provincia italiana per quantità di ottimo tartufo annualmente
raccolto, eppure quasi nessuno (oltre agli addetti ai lavori) conosce questa
straordinaria realtà.
L'intervento di Enrico Vicentini, scrittore e presidente dei Tartufai di Porto Viro |
Recentemente Joël Rebuchon, il
grande chef-manager francese, ha affermato che il piatto che più piacevolmente
gli è rimasto nella memoria e nel cuore, tanto da considerarlo il piatto
migliore mai mangiato, sono state delle tagliatelle al tartufo gustate in una
casa di amici in Piemonte.
Ha poi aggiunto che la cucina italiana gode di un
meritato primato nel mondo proprio perché ha numerosi piatti come questo,
semplicissimi e straordinariamente gustosi.
Uno scorcio dei presenti al convegno sul Tartufo |
E piatti simili, eccellenti e di
altissima qualità gastronomica, si trovano anche nelle case di Porto Viro,
Papozze e territori contermini, in Polesine, grazie anche all’intelligente
impegno dell’Accademia del Tartufo del Delta del Po, presieduta da Antonio
Dimer Manzolli.
Come
valorizzare il tartufo del Delta
Il tartufo nasce in un determinato
territorio e va promosso come alta espressione gastronomica di quel territorio
e, infatti, quando si parla di tartufi li si lega generalmente a un luogo di
produzione: tartufo d’Alba, tartufo d’Acqualagna, tartufo di Norcia, ecc.
Ma
non si legge in nessun importante organo di stampa specializzata il nome del
“Tartufo del Delta”, né lo si cita nelle tante trasmissioni gastronomiche
televisive e se nessuno (o quasi), oltre il Polesine, ne conosce l’esistenza è
come se non esistesse.
Il tartufo, anche quello del
Delta del Po, se vuole essere conosciuto, apprezzato, avere un proprio mercato,
va legato al suo territorio, che è per l’appunto il Delta, che è una delle aree
più spettacolari e affascinanti d’Europa ed abbinare il tartufo all’area del
Delta, al riso prodotto in questo territorio, al pesce delle lagune e del mare non
è assolutamente difficile.
Per far conoscere questo tartufo non
bastano convegni, fiere, sagre paesane, pranzi occasionali, serve ben altro.
Innanzi tutto ci vuole nel territorio una ristorazione di qualità,
specializzata in tartufi (cosa, in verità, abbastanza semplice), che presenti
nei periodi giusti, che sono quelli della raccolta e poco più, un serio menu a
base di Tartufo del Delta.
Perché richiami una clientela
interessante il ristorante deve essere di qualità, nella forma e nella
sostanza.
Nella forma: molto ben curato
all’esterno e all’interno, pulitissimo, con bella sala, bei quadri alle pareti,
fiori freschi quando possibile; tavoli, sedie, tovagliato impeccabili; piatti,
bicchieri e posate eleganti; un servizio accurato e professionale, con
personale in grado di raccontare in modo competente i prodotti impiegati, i
piatti e i vini serviti.
Alcuni famosi prodotti del Delta del Po |
Tutto ciò è possibile se c’è amore per la ristorazione
e professionalità negli operatori. Nella sostanza: piatti radicati
nella tradizione, ma affinati, piacevoli e appaganti, in una successione tradizionale
– antipasto, primo, secondo, dessert – che sappia esaltare al meglio il
tartufo.
Oltre ai piatti ci vogliono vini
giusti, bianchi ben strutturati, capaci di sottolineare ed esaltare i profumi e
i sapori regalati dalla presenza del tartufo e anche rossi, soprattutto per le
carni, mai comunque invadenti.
È dunque chiaro che la cucina del
tartufo deve avere una sua sinfonia e una giusta eleganza (dato il costo della
materia prima). Può essere anche una cucina casalinga, certo, una bella
trattoria; in questo caso deve regalare ai commensali il calore della famiglia,
perché deve esserci sempre una bella armonia tra forma e contenuto, tra locale,
servizio, piatti e vini e, naturalmente, tra qualità globale e prezzo.
Il poster della manifestazione |
A Porto Viro, importante capitale
del tartufo del Delta, ci sono tutte le premesse perché la ristorazione locale,
se lo vuole, possa prendere il volo, richiamando nel Delta gli amanti del
tartufo, qui di primissima qualità, che, gustato nei ristoranti di Alba, è
considerato quanto di meglio la terra possa regalare. Ma è, spesso, il tartufo importato
da Porto Viro.