sabato 5 dicembre 2015

Appunti di storia della gastronomia / Il Miele

Dono degli dei, cercato fin dai tempi più antichi
di Giampiero Rorato

Articolo pubblicato a dicembre nella rivista online Quotidie Magazine

Riproduzione dell'antico cercatore di miele di Cuevas de la Araña

   La storia del miele accompagna la storia degli uomini fin dalla più lontana antichità e seguendola, pur velocemente e per episodi, è possibile conoscere anche la nostra storia, intessuta di coraggio e di fragilità, ricca di felici intuizioni e cosparsa di errori.


È ormai assodato che il miele era conosciuto, ricercato e usato come alimento fin dalla più lontana preistoria. Scrive Ettore Franca (Il dolce, Aboca Ed. 2013, cui ci riferiamo per alcune parti di questo articolo) che sono stati trovati nell’Africa del Sud (attuale Rhodesia) dei graffiti risalenti a 8-9000 anni fa che mostrano delle api e degli alveari, compresi i favi e le scale di liane usate per raggiungere quelli più nascosti e che un’altra pittura rupestre è stata rinvenuta a Cuevas de la Araña, nella Spagna orientale, la quale mostra una figura d’uomo che salendo su una scala di corde va a raccogliere il miele da un favo nascosto nella roccia, mentre le api gli ronzano attorno.

   È comprensibile che queste pericolose peripezie per cercare i favi selvatici e raccogliere il miele, considerato non solo prezioso alimento ma anche importante rimedio ai problemi di salute, cercando ogni volta di non cadere e di non subire le punture delle api, abbia lentamente portato i nostri antichi progenitori alla domesticazione delle api stesse per poter raccogliere il miele con minor fatica e in condizioni di maggior sicurezza.

  Ricordiamo subito che nei millenni della preistoria e della storia prima di Cristo il miele era l’unico dolcificante disponibile, almeno fino a quando – nel terzo secolo a.C. – da mercanti indiani e persiani si cominciò a introdurre lo zucchero di canna in Egitto (quasi 1500 anni prima che arrivasse in Italia). Se ora possiamo raccontare e documentare le più antiche storie conosciute del rapporto dell’uomo col miele è perché l’antichità ci ha lasciato molti documenti che descrivono la vita delle api, esaltano questo dolcissimo loro prodotto e ne raccontano gli usi quotidiani.


   E c’è un documento molto interessante che risale a circa 2500 anni prima di Cristo: è un bassorilievo scoperto nel 2002 a Giza, in una delle tombe contenute nella piramide di Mikerinos, faraone della IV dinastia (2590-2463 a.C.). 

In quel bassorilievo sono ritratti alcuni apicoltori egiziani che trasportano le arnie lungo il Nilo per seguire la fioritura delle piante e già questa immagine ci dice che la conoscenza delle abitudini delle api e la tecnica per la produzione del miele erano molto avanzate in Egitto già nel secondo millennio prima di Cristo e gli Egizi avevano già raggiunto quelle conoscenze che resteranno pressoché inalterate fino ai nostri giorni.



L’uso del miele nell’antichità 



Il miele, che in alcune religioni aveva assunto alti significati simbolici e, nel Veda – raccolta di testi sacri dell’antica religione degli arii dell’India – era addirittura  definito “principio fecondatore” e “sorgente di vita”, aveva nell’antichità diversi impieghi. Il primo è più importante era quello alimentare, tanto che si racconta che diversi anacoreti siano vissuti a lungo nel deserto nutrendosi soltanto di pane e miele. 

Il miele, infatti, è un alimento di elevato valore nutritivo, facilmente assimilabile; contiene glucosio che fornisce energia immediatamente disponibile per l’organismo e fruttosio, che diventa una riserva di energia.

Manoscritto arabo (1224) sulla preparazione di farmaci a base di miele

Relativamente ai suoi contenuti, il miele è composto dal 17,1% di acqua, dall’82,12 % di zuccheri, dallo 0,2 % di fibre, lo 0,3 % di proteine, lo 0,2 % di ceneri, sostanze e aromi dei fiori, tra cui i pigmenti (derivati della clorofilla), tannino e fosfati. Sono presenti, tra i minerali, calcio, fosforo, potassio, sodio, ferro, magnesio, zinco, rame, fluoro e selenio.  Relativamente alle vitamine, ci sono le  B2, B3, B5, B6, la vitamina C e la vitamina J.
Il miele possiede proprietà antisettiche e antibatteriche e per questo motivo l’applicazione del miele sulle ferite, specialmente su quelle croniche e sulle ustioni, apporta dei benefici. Secondo alcune ricerche assumere regolarmente del miele ridurrebbe al minimo le allergie stagionali. Evidentemente gli antichi non avevano delle precise conoscenze scientifiche sull’argomento, ma l’esperienza quotidiana li aveva convinti a usare il miele in modi tali da ottenere dei benefici.

In tempi recenti abbiamo scoperto i principi delle molte proprietà terapeutiche del miele, diverse secondo il nettare dei fiori con cui è stato prodotto. Anticamente i principi erano ignoti, ma provando e riprovando gli antichi progenitori avevano appreso i tanti modi per impiegare utilmente i vari tipi di miele.  Per limitarci a qualche esempio: il millefiori è oggi noto per le sue proprietà disintossicanti a favore  del fegato, mentre il miele di castagno favorisce la circolazione sanguigna ed è disinfettante delle vie urinarie e per questi motivi è consigliato per bambini e anziani.
Credo basti questo per comprendere la sua enorme importanza in tempi nei quali mancavano altri prodotti dolcificanti e, soprattutto, mancavano le medicine.



Nell’antico Egitto

Ape in un rilievo egizio

Fra i diversi impieghi del miele da parte degli Egizi particolarmente interessante è quello concernente la cosmesi e le donne delle classi elevate ne facevano largo uso per nutrire e ammorbidire la pelle del loro corpo, in modo che si mantenesse fresca, elastica e giovanile. Sempre gli Egizi scoprirono le sue proprietà nell’arte di imbalsamare i defunti e, una volta usato assieme ad altri ingredienti per permettere la conservazione del corpo, accanto al sarcofago venivano posti dei contenitori con del cibo e, naturalmente, dei vasi di miele.




Gli Egizi, che abbiamo detto essere arrivati in questo settore a risultati straordinari per quel tempo, impiegando il miele nell’alimentazione, realizzarono anche numerosi tipi di dolci – a quel tempo, come poi in Grecia e a Roma, gli ingredienti principali dei dolci erano la farina e il miele - fra cui l’uten-t, dolce a punta che venne rappresentato in numerosi geroglifici, conosciuto e fatto proprio poi dai Babilonesi e, più tardi, dagli stessi Greci e, non contenti dei dolci al miele, realizzarono con  questo prodotto una bevanda rimasta famosa, l’idromele, la più antica bevanda alcolica e una delle più pregiate, a base di acqua e miele, con una gradazione alcolica che arrivava al 14 per cento, quindi superiore a quella di molti vini odierni. 

Anche questa bevanda frutto dell’ingegnosità egizia si è poi diffusa in tutto il mondo mediterraneo e nel Vicino Oriente.


Le api e le arnie in un Tacuinum Sanitatis medievale



Importantissimo poi è il valore del miele nel mondo ebraico e la Bibbia lo cita più volte e lo si trova in versi straordinari nel Cantico dei Cantici, attribuito a Salomone, ma questo tema affascinante avremo modo di affrontarlo più avanti..

Questo articolo e altri di grande interesse sulla scienza, la tecnica e la cultura gastronomica si possono leggere nella rivista online Quotidie Magazine .