giovedì 25 ottobre 2018

Ulivi e olio a Cappella Maggiore


L’olio extravergine in provincia di Treviso


Uno studio su uno straordinario prodotto di nicchia

di Giampiero Rorato



La coltivazione dell’olivo lungo i rilevi della pedemontana trevigiana, compreso l’intero ambito amministrativo del comune di Cappella Maggiore, è così antica e importante da aver lasciato segni tangibili nella percezione dell’attuale vissuto geografico e sociale. I toponimi, le sistemazioni agrarie, l’organizzazione produttiva, le tradizioni culinarie legate all’olio d’oliva ne sono una chiara testimonianza. Basti pensare al comune di Conegliano, prossimo a Cappella Maggiore, nel cui territorio c’è la frazione di Ogliano, dedicata fin dall’epoca romana alla coltivazione dell’ulivo o ancora alla Frazione Villa di Villa della vicina Cordignano da cui deriva la cultivar “Tonda di Villa” per capire l’antico legame ecologico ed economico, mai interrotto tra l’uomo e le produzioni agrarie, caratterizzato da una silente e pregiata presenza degli oliveti



Nel paesaggio agrario di queste colline, cesellate dalle fitte ed estese trame di vigneti, sono proprio i puntiformi tocchi di grigio-verde degli olivi e delle verdi chiome degli alberi da frutto ad arricchire il contesto e animare le prospettive, rassicurando l’osservatore sulla complessità del sistema e delle produzioni.


Pur avendo l’olivicoltura, in termini di superficie agricola utilizzata, una dimensione marginale, essa contribuisce al mantenimento del sistema ecologico e alla diversificazione del paniere dei prodotti alimentari del luogo. Il fatto che l’olivo sia un elemento di biodiversità con un tracciato di continuità con il passato ha permesso di affermare, per questa specie, la costituzione di piante con una propria identità associata al territorio come interazione fra il germoplasma, le specifiche condizioni ambientali e l'influenza dell'uomo (ecotipi), nonché delle varietà autoctone. Queste piante, identificate con i nomi di Tonda di Villa (autoctona), Belvedere (ecotipo), Rasara (ecotipo), Frantoio e Leccino (introdotte recentemente),  producono in questo territorio, miscelate tra loro o lavorate singolarmente,  oli dalle caratteristiche di indubbio interesse con una intensità di fruttato medio, con una sensibile presenza di note aromatiche di verde erbaceo e foglia di carciofo. L’amaro, normalmente contenuto, e il piccante, entrambi attributi positivi, in equilibrio con gli altri sentori vegetali, sono il risultato delle interrelazioni tra le condizioni climatiche di temperatura, precipitazioni e illuminazione che a questa latitudine e orografia, sono responsabili dello svolgimento dei processi di maturazione del frutto, seguendo dinamiche del tutto diverse da quelle degli areali delle zone meridionali. Ed è proprio dall’insieme del processo di maturazione dell’oliva, delle varietà coltivate, unitamente alle tecniche di coltivazione e alla tecnologie di trasformazione che si ottiene l’olio extravergine con una impronta sensoriale specifica e inimitabile.


La divulgazione delle piantagioni di ulivi aveva spinto a metà degli anni ‘90 del secolo scorso un buon numero di olivicoltori a costituire una cooperativa, denominata “Tapa Olearia”, con sede a Vittorio Veneto e frantoi a Vittorio Veneto e a Cavaso del Tomba. Negli anni successivi andò velocemente aumentando il numero degli ulivi piantati, anche con il contributo del Comune, nel territorio di Cappella Maggiore ed oggi la quantità di olio prodotto nel territorio comunale si attesta, potenzialmente, a circa 36000 litri di olio extravergine. Si tratta di una chicca di alto valore commerciale e soprattutto edonistico.


Attualmente a Cappella Maggiore ci sono circa 7000 piante di ulivo, molte delle quali giovani, per cui la produzione di olio extravergine è in costante aumento. Proprio per il progressivo aumento del numero degli ulivi e per la crescente quantità di olio extravergine prodotto, nel 2011 è stata costituita a Cappella Maggiore una nuoca cooperativa, denominata “Reitia”, che si sta avvicinando ai 200 soci e come primo atto è stato realizzato un moderno frantoio, per non deludere le aspettative di eccellenza che il territorio è in grado di offrire.

Particolare attenzione è stata posta, con un accordo pubblico-privato, nella realizzazione del frantoio di ultima generazione e dell’edificio che lo contiene. La struttura è stata infatti realizzata con idonei ambienti, come la sala superiore aperta sul frantoio, per ospitare scolaresche, studenti di scuole superiori, università degli anziani, associazioni, turisti e quant’altri desiderano vedere direttamente come si produce l’olio d’oliva, attraverso quali passaggi, con le relative garanzie di igienicità e genuinità. Il frantoio col suo soppalco, adatto anche e già più volte utilizzato come aula didattica per corsi sulla coltivazione dell’ulivo e sulla conoscenza e degustazione dell’olio extravergine d’oliva, assieme all’oliveto sperimentale e all’oliveto didattico, forma quel vasto “Parco didattico” che Cappella Maggiore ha dedicato agli ulivi e all’olio d’oliva. Questo Parco, essendo una realtà culturale del tutto nuova nel trevigiano, per quanto riguarda il settore dell’olio d’oliva, è a disposizione anche dell’intero territorio, per alimentare e diffondere la conoscenza delle tecniche di coltivazione dell’ulivo, della produzione dell’olio d’oliva e, date le nobili caratteristiche di questo prodotto, per la sua migliore utilizzazione alimentare.



L’oliveto sperimentale:

In un dolce versante che guarda verso sud in prossimità del castelletto di Cappella Maggiore, in una posizione caratterizzata dall'ampia visuale sulla lunga pianura trevigiana e protetto alle spalle dall'altipiano del Cansiglio, è stato realizzato un oliveto sperimentale con la collaborazione dell'Amministrazione Comunale e l'Università degli Studi di Padova. Il progetto elaborato dal dr. Massimo Ferasin e dal Prof. Claudio Giulivo, è unico in Italia e si prefigge di studiare un nuovo modello di  coltivazione adatto a questa specifica area geografica. In particolare il disegno, che ha carattere sperimentale, vuole verificare la fattibilità di una conduzione semplificata che riduce drasticamente i costi di coltivazione, escludendo le potature e minimizzando gli interventi di concimazione.

L'impianto prevede un sesto dinamico dove le piante vengono lasciate crescere liberamente con piccole correzioni della forma. In questo modo le piante non potate dovrebbero, secondo un'ampia dottrina, produrre di più rispetto a quelle potate, almeno sino al punto in cui l'espansione naturale della chioma non condizioni quelle delle piante limitrofe.

A questo punto il modulo sperimentale prevede, alternativamente tra le file, il taglio netto del fusto degli olivi a circa 50-60 cm dal suolo lasciando così spazio alle piante vicine non ceduate. I ceppi, dopo il taglio, ricacceranno nuovi germogli. Questi, dopo una cernita tra quelli più adatti ad una armonica costruzione della chioma,  saranno a loro volta lasciati liberi di accrescersi. Quando gli olivi così ricostruiti diventeranno nuovamente produttivi si procederà con la ceduazione di quelli più vecchi,  lasciando così luce alle piante più giovani.

Non sono previsti limiti ai cicli poliennali di ceduazione.

Il legno che si otterrà dai tagli degli olivi potrà essere utilizzato a fini energetici.
L'oliveto realizzato nel 2012 prevede il primo ciclo di ceduazione nella primavera del 2019 e i primi risultati sino ad ora ottenuti, in termini di produttività e accrescimento, sono incoraggianti.

Se i risultati di questa sperimentazione saranno positivi lo schema potrebbe trovare applicazione in molti oliveti realizzati nello scorso ventennio caratterizzati da sesti d'impianto irrazionali, che risultano oggi molto costosi per i notevoli interventi di potatura, per l'alternanza di produzione, deperimento e squilibrio della chioma.

Presso l'oliveto è presente una tabella con lo schema d'impianto e delle varietà sottoposte a controllo per fornire ai visitatori le principali informazioni.

È stato particolarmente importante per questo progetto il supporto tecnico fornito dalla Cooperativa Reitia il cui frantoio si trova nello stesso Comune di Cappella Maggiore.

L’oliveto didattico.  

Con lo scopo di avvicinare in modo corretto, utile e diretto i ragazzi della scuola dell’obbligo alla natura, alla conoscenza del territorio e all’olivicoltura è stato realizzato vicino alla Scuola primaria un uliveto didattico, sufficientemente ampio, dove è possibile, con la guida degli insegnanti o dei genitori o di altro personale competente, far conoscere agli scolari, agli studenti e a quant’altri amano il territorio e le sue produzioni caratteristiche, in particolare l’ulivo, che è tornato nella pedemontana e a Cappella Maggiore, dopo tre secoli di assenza.

L’ulivo era infatti quasi totalmente scomparso dopo la terribile gelata del 1709, depauperando il territorio di uno dei suoi alberi e di una delle sue produzioni più caratteristiche e importanti, l’olio d’oliva. Accanto agli ulivi, nello spazio didattico ci sono anche alberi da frutto, l’«albergo» degli insetti ed altre realtà che aiutano i bambini e i ragazzi a immergersi con maggior consapevolezza nel territorio in cui vivono, imparando a rispettarlo e ad usufruirne con reciproco vantaggio...

(dal volumetto, “Cappella Maggiore, De Bastiani editore, ottobre 2018.  Questo testo riprende un interessante lavoro del dr. Massimo Ferasin, grande esperto di olivicoltura ed olio evo)