venerdì 15 febbraio 2008

San Valentino, Patrono degli innamorati

Ho tenuto questa conversazione il 14 febbraio 2008 nella cena di San Valentino del Rotari Club di Pordenone alla Scuola Alberghiera di Aviano, in provincia di Pordenone; è stata pubblicata nel mese di febbraio nella rivista Fuocolento di Udine.


C’è uno stretto rapporto, ormai anche in Italia, tra San Valentino e gli innamorati, dovuto a più motivazioni. Ma procediamo con ordine. Di questo santo si conosce molto poco e, quel poco, confusamente.
Il più recente Martirologio Romano, vale a dire il libro ufficiale della Chiesa cattolica che contiene l’elenco dei santi riconosciuti e un sunto della loro vita, riporta semplicemente: “Romae via Flaminia millario II, sancti Valentini martyris, quem etiam Interamna sibi vindicat” (A Roma, al secondo miglio sulla via Flaminia [si celebra il giorno della nascita al cielo] di San Valentino martire, che anche Terni rivendica).
La prova più sicura dell’esistenza di un culto antico di questo santo è la basilica eretta sulla via Flaminia nell’anno 350, nel punto in cui si pensa abbia avuto luogo il martirio di Valentino. Sul luogo si formò poi una catacomba, all’interno della quale, in un luogo specifico, furono poste le reliquie del martire, traslate successivamente dal papa San Pasquale I verso l’anno 820 nella cappella che fece costruire nella chiesa di Santa Prassede, come sacrario dei martiri San Valentino e San Zeno.
Ma anche Terni lo rivendica e a lui, in quella città, è stata dedicata anticamente una chiesa, per cui gli studiosi ritengono che Valentino sia stato un sacerdote di Roma, nominato in seguito vescovo di Terni e che, pur avendo subito il martirio a Roma, le sue reliquie siano state riportate a Terni. Fatto sta che attualmente San Valentino è venerato come Vescovo di Terni.

I documenti letterari

La dizione è quella giusta: San Valentino, più che degli innamorati, è ricordato in modo specifico come patrono dei fidanzati. Geoffrey Chaucer (1340-1400), il massimo scrittore inglese del Medioevo, autore dei poemi La casa della Fama, Troilo e Criseide, I racconti di Canterbury, scrisse anche Il libro del giorno di San Valentino o del Parlamento degli uccelli, nel quale suppone che la scelta di San Valentino quale patrono dei fidanzati sia dovuta al fatto che gli uccelli scelgono la loro compagna proprio in questo giorno.
Secondo un’altra teoria, di oltre due secoli dopo, tale festa sarebbe stata scelta per abolire l’antichissima usanza romana collegata alla festa pagana dei Lupercali, celebrata il 15 febbraio e caratterizzata da riti della fertilità.
Il cristianesimo, per contrastare una tradizione che continuò anche oltre la caduta dell’impero romano, avrebbe scelto la data più vicina al 15 febbraio per celebrare, al posto dei riti per ottenere la fertilità, l’amore fra i fidanzati In verità questo cambio è fatto risalire a San Francesco di Sales (1567-1622), dottore della Chiesa e Patrono dei giornalisti, che ben conosceva la tradizione esistente in Inghilterra.
Già leggendo Geoffrey Chaucer si pensa che la festa sia nata in Inghilterra, ma interviene anche un contemporaneo di San Francesco di Sales, il grande drammaturgo William Shakespeare (1564-1616), il quale, nella Vª scena del IV° atto dell’Amleto, fa dire ad Ofelia mentre parla col re:

Di grazia, non parliamo punto di questo; ma quando vi chiedono che cosa significa, dite voi questo: [Canta]

Diman ricorre San Valentino;
io, che son verginella,
vengo per tempo alla sua finestra
per esser la sua bella.
Sorse ei dal letto, mise il farsetto,
l’uscio di stanza aprì;
entrò la vergine, che mai più vergine
di fuori non uscì.




Il grande autore inglese accosta il giorno di San Valentino ad un incontro d’amore, confermando che l’accostamento di San Valentino agli innamorati era cosa ben nota e dai documenti citati può a buon diritto farsi risalire per lo meno al basso medioevo.
Ad avvalorare la tesi di un antico e solido rapporto tra San Valentino e i fidanzati ci sono altri documenti. Le Paston letters, una raccolta di lettere conservata da una famiglia di Norfolk, scritte tra il 1420 e il 1504, riportano che Elisabeth Drew, che probabilmente aveva letto Geoffrey Chaucer, scrisse a John Paston, futuro sposo della figlia: «Cugino, venerdì è il giorno di San Valentino e ogni uccello sceglie la propria compagna; se gradite giungere giovedì notte e riuscite a rimanere fino a lunedì, confido in Dio che riusciate a parlare con mio marito, e prego che giungiate a una conclusione della vicenda».
E Margery, la figlia, scriveva, arditamente per quei tempi, a John: «Al mio amatissimo Valentino (e qui merita ricordare che in inglese Valentino significa anche fidanzato) John Paston…. Mio amatissimo Valentino, mi raccomando a voi, desiderando interamente con forza di avere notizie della vostra salute». In lettere successive usa più volte il nome Valentino per alludere al suo fidanzato e a se stessa «fedele e amorosa fidanzata, fedele amante e sposa durante la vita».

La festa di San Valentino

Non c’è dubbio che il rapporto tra San Valentino ed i fidanzati dura ormai da molti secoli, sicuramente dalla fine del Medioevo, tra il XIII e il XIV secolo, e che l’origine della festa vada fissata in Inghilterra. E gli Stati Uniti d’America, privi di storia e di tradizioni proprie, hanno preso al volo l’opportunità di questa ricorrenza inglese (come dall’Irlanda hanno preso la tradizione pagana di Halloween), per incrementare le loro attività commerciali. In tale giorno, infatti, gli innamorati nordamericani si scambiano doni anche molto costosi, facendo la fortuna di diversi settori commerciali, dai fiori ai gioielli.
In Italia la festa di San Valentino, come patrono degli innamorati, ha storia abbastanza recente, influenzata, come Halloween, dal mondo della Coca-cola, ma ha preso una piega più in linea con la nostra cultura.
Il 14 febbraio, infatti, festa di San Valentino, gli innamorati di qualunque età, quindi non solo i fidanzati, festeggiano la ricorrenza con i fiori ma soprattutto nei ristoranti, dove vengono serviti dei piatti intonati all’avvenimento.
Se, anni fa, bastava andare in ristorante e stare assieme, in due per tavolo, oggi si pretende qualcosa in più. E i ristoratori più avveduti hanno ben compreso quanto sia importante preparare la sala con ricchezza di fiori, possibilmente rose rosse e decorazioni, su ogni tavolo, a base di bella frutta di stagione, con un candeliere, sempre su ogni tavolo, con la candela possibilmente rossa. Diversamente dal passato, oggi ristoratori e cuochi studiano per l’occasione un menu che richiami in qualche modo l’amore.
C’è anche chi ricorre a piatti ritenuti, erroneamente, afrodisiaci: ostriche e Champagne, per cominciare, poi crostacei di mare, meglio aragoste o astici, indispensabile l’uso del peperoncino o comunque spezie dagli aromi marcati. Come ben si sa non esistono cibi afrodisiaci, ma, come insegna Giacomo Casanova, il principe dei seduttori, quello che conta è l’atmosfera, la musica appropriata, ineguagliabile quella d’un violino, una luce soffusa, preferibilmente rossa e, soprattutto, la voglia e il piacere di stare assieme.
Casanova non amava, avendo ben altri interessi, ma, come dice il termine, gli innamorati sono tali solo se si amano e, infatti, è l’amore il protagonista della festa di San Valentino che anche in Friuli-Venezia Giulia, come nel resto d’Italia, vede i ristoranti riempirsi di coppie eleganti e sorridenti, liete di esternare il loro amore attorno a tavole felicemente e intelligentemente imbandite, com’è nello stile e nella cultura del nostro Paese.