Turismo & Gastronomia
a cura di Giampiero Rorato (da “Quotidie
magazine”)
L'Alpago (foto Galifi) |
C’è troppa fretta di questi tempi
e succede che non si conosca neppure quel che c’è appena al di là dell’orto di
casa, anche se si viaggia molto, senza badare a quello che si vede. Si è
convinti di non aver tempo di fermarsi a guardare, di dover sempre assolvere a impegni
più importanti, ma non è vero. Il ritmo di vita dipende da noi, accumulare
lavoro, appuntamenti, problemi da risolvere è fenomeno moderno, frutto di
quella frenesia che pensiamo si traduca in benessere, felicità, ricchezza,
soddisfazioni, ma il più delle volte ci si illude, si sbagliano i programmi e,
alla fine, i conti non tornano.
A Spert d’Alpago
Il "foghèr" alpagoto |
Fermatomi recentemente sul
mezzogiorno all’Osteria al Fogher,
una calda e simpatica osteria con cucina a Spert,
piccolo borgo in comune di Farra
d’Alpago (Belluno), pensavo a quel correre spasmodico che avevo appena
visto in autostrada, con tutte le macchine che mi sorpassavano dirette verso il
Cadore. M’ero seduto accanto al focolare acceso in uno di quei giorni freddi
della recente primavera e guardavo le persone che entravano. Sorridevano, chiacchieravano
allegramente, avevano tempo. Anche ragazzi e ragazze che avevano chiesto degli
enormi panini preparati con bravura da Samuela,
la simpatica ed eccellente cuoca di quella linda e ospitale osteria, un locale
come si trovava, soprattutto nei tempi andati, nei paesi di montagna, qui
ottimamente conservato.
Samuela Cipriani |
Col marito di Samuela, Renzo Cipriani, proprietario di quel
massiccio palazzo e rampollo d’un’antica famiglia bellunese di solida nobiltà –
in verità, disse Renzo, una nobiltà data dal duro lavoro dei miei antenati che
noi oggi continuiamo – approfittando di una pausa si parlava del turismo
gastronomico dell’Alpago.
“Abbiamo degli ottimi ristoranti
- diceva Renzo - basta pensare alla Locanda
San Lorenzo a Puos d’Alpago del
bravissimo chef Renzo Dal Farra, da
molti anni gratificato a pieno merito dalla stella Michelin; pensa a Riccardo De Prà, figlio del grande Enzo, uno dei migliori chef italiani,
titolari del Dolada a Pieve d’Alpago,
anche loro con la stella Michelin. E non ci sono solo loro perché in Alpago trovi
dappertutto ristoranti e trattorie di buon livello legate ai prodotti del
territorio e ai piatti della tradizione.”
E quali sono le caratteristiche
della cucina alpagota? gli chiedo.
“C’è la pecora alpagota o agnello
d’Alpago, una razza nostra, autoctona, dalle carni straordinarie, perché
bruca le erbe dei nostri prati ricche di essenze floreali. Ci sono dei formaggi di grande interesse
gastronomico, ottenuti dal latte delle pecore e delle mucche che pascolano
anche sopra i mille metri, dove le erbe sono ecologicamente purissime. Ci sono
le mame d’Alpago, che sono dei
fagioli le cui origini risalgono a Pierio Valeriano che li portò da Roma nella
prima metà del Cinquecento. Ci sono i funghi,
chiodini, porcini, morchelle e diversi altri; ci sono le erbe spontanee dei prati, capaci di regalare sapori inimmaginabili;
ci sono le lumache, buonissime; ci
sono verso le alte vette le sc’iosèle,
minuscole chioccioline di monte, una rarità gastronomica che si trova solo qui;
c’è la selvaggina, perché nei nostri
boschi vivono in gran numero cervi e
caprioli.”
Le sc'iosele si Samuela Cipriani |
Una storia veneziana
Renzo mi mostra il libro
fotografico che tiene in bella mostra sul bancone, intitolato “L’Alpago e il Cansiglio” con tante
splendide foto di Francesco Galifi e
testi di Emanuela Da Ros, edito
dalla Dario De Bastiani di Vittorio
Veneto, (Treviso) e leggo che l’Alpago ha avuto per 367 anni il governo della
Serenissima che ha fatto fiorire l’agricoltura e le attività silvopastorali. In
quest’area che offre panorami di rara bellezza vivono all’incirca diecimila
persone, che si moltiplicano nel cuore dell’inverno e in estate quando arrivano
gli “innamorati” di queste montagne, dove l’ospitalità è sacra.
“Fa parte della nostra natura –
mi dice Samuela – siamo sempre felici quando la gente della pianura ci viene a
trovare. E la cosa che più mi colpisce da un po’ di tempo sono i giovani. Non
credevo che si fermassero in questa nostra zona e sono sempre più numerosi.
L’autostrada lì sotto corre veloce verso Cortina d’Ampezzo, verso Auronzo,
Misurina, Sappada, eppure arrivano fin quassù sempre più numerosi. Forse, a
differenza dei loro genitori, hanno capito che ogni tanto conviene fermarsi e
l’Alpago, come il vicino Altopiano del Cansiglio, sono luoghi
ideali per chi desidera rallentare la propria corsa, magari non tanto per
pensare, questo poi arriva da solo, ma per godere panorami bellissimi, per respirare
l’aria profumata dei prati e dei boschi, per godere la bellezza delle nostre
montagne e, magari, salirvi e ancora per assaporare la semplicità e bontà della
nostra cucina tradizionale che usa da sempre i prodotti che nascono qui, e qui
davvero c’è un rapporto strettissimo fra prodotti del territorio e
ristorazione, come dovrebbe essere sempre, per avere una cucina sana, buona,
gustosa e appagante.”
Ritornare alla natura
Enzo De Prà |
Non ci sono discoteche in Alpago,
ma grandi silenzi e nelle notti d’ottobre c’è chi s’avvicina ai boschi per
ascoltare il bramito dei cervi
innamorati. E non c’è solo questo, ma basta la straordinaria cucina di
questi luoghi, esaltata da Enzo De Prà
e Renzo Dal Farra, autentici maestri
di gastronomia che hanno trasmesso a molti, anche a Samuela al Fogher di Spert l’amore per i prodotti del territorio e
la capacità di trasformarli in piatti di altissimo valore gastronomico, perché
non artefatti, ma naturali, capaci di esprimere appieno i profumi, i sapori i
gusti della materia prima, per capire che merita smettere il continuo e
frenetico correre d’ogni giorno per ritemprarsi lo spirito e il corpo.
Renzo Dal Farra |
Scegliendo una terra di grande fascino qual è l’Alpago, ancora poco conosciuto ma che ha fatto innamorare quanti
sono fin qui arrivati..In questi luoghi i rapporti fra natura e cultura
gastronomica, fra i prodotti del territorio e la cucina sono strettissimi e non
è solo la cucina di ieri, perché sarà questa, una cucina pulita, sana, seria,
godibile e pienamente soddisfacente la cucina che sarà privilegiata dalle
future generazioni.
Le pecore dell'Alpago (foto Galifi) |