martedì 11 agosto 2015

L’Alpago, uno straordinario giacimento gastronomico

Turismo & Gastronomia

a cura di Giampiero Rorato (da “Quotidie magazine”)


L'Alpago (foto Galifi)

C’è troppa fretta di questi tempi e succede che non si conosca neppure quel che c’è appena al di là dell’orto di casa, anche se si viaggia molto, senza badare a quello che si vede. Si è convinti di non aver tempo di fermarsi a guardare, di dover sempre assolvere a impegni più importanti, ma non è vero. Il ritmo di vita dipende da noi, accumulare lavoro, appuntamenti, problemi da risolvere è fenomeno moderno, frutto di quella frenesia che pensiamo si traduca in benessere, felicità, ricchezza, soddisfazioni, ma il più delle volte ci si illude, si sbagliano i programmi e, alla fine, i conti non tornano.


A Spert d’Alpago

Il "foghèr" alpagoto 



Fermatomi recentemente sul mezzogiorno all’Osteria al Fogher, una calda e simpatica osteria con cucina a Spert, piccolo borgo in comune di Farra d’Alpago (Belluno), pensavo a quel correre spasmodico che avevo appena visto in autostrada, con tutte le macchine che mi sorpassavano dirette verso il Cadore. M’ero seduto accanto al focolare acceso in uno di quei giorni freddi della recente primavera e guardavo le persone che entravano. Sorridevano, chiacchieravano allegramente, avevano tempo. Anche ragazzi e ragazze che avevano chiesto degli enormi panini preparati con bravura da Samuela, la simpatica ed eccellente cuoca di quella linda e ospitale osteria, un locale come si trovava, soprattutto nei tempi andati, nei paesi di montagna, qui ottimamente conservato.

Samuela Cipriani



Col marito di Samuela, Renzo Cipriani, proprietario di quel massiccio palazzo e rampollo d’un’antica famiglia bellunese di solida nobiltà – in verità, disse Renzo, una nobiltà data dal duro lavoro dei miei antenati che noi oggi continuiamo – approfittando di una pausa si parlava del turismo gastronomico dell’Alpago.
“Abbiamo degli ottimi ristoranti - diceva Renzo - basta pensare alla Locanda San Lorenzo a Puos d’Alpago del bravissimo chef Renzo Dal Farra, da molti anni gratificato a pieno merito dalla stella Michelin; pensa a Riccardo De Prà, figlio del grande Enzo, uno dei migliori chef italiani, titolari del Dolada a Pieve d’Alpago, anche loro con la stella Michelin. E non ci sono solo loro perché in Alpago trovi dappertutto ristoranti e trattorie di buon livello legate ai prodotti del territorio e ai piatti della tradizione.”
E quali sono le caratteristiche della cucina alpagota? gli chiedo.


“C’è la pecora alpagota o agnello d’Alpago, una razza nostra, autoctona, dalle carni straordinarie, perché bruca le erbe dei nostri prati ricche di essenze floreali. Ci sono dei formaggi di grande interesse gastronomico, ottenuti dal latte delle pecore e delle mucche che pascolano anche sopra i mille metri, dove le erbe sono ecologicamente purissime. Ci sono le mame d’Alpago, che sono dei fagioli le cui origini risalgono a Pierio Valeriano che li portò da Roma nella prima metà del Cinquecento. Ci sono i funghi, chiodini, porcini, morchelle e diversi altri; ci sono le erbe spontanee dei prati, capaci di regalare sapori inimmaginabili; ci sono le lumache, buonissime; ci sono verso le alte vette le sc’iosèle, minuscole chioccioline di monte, una rarità gastronomica che si trova solo qui; c’è la selvaggina, perché nei nostri boschi vivono in gran numero cervi e caprioli.”

Le sc'iosele si Samuela Cipriani


Una storia veneziana

Renzo mi mostra il libro fotografico che tiene in bella mostra sul bancone, intitolato “L’Alpago e il Cansiglio” con tante splendide foto di Francesco Galifi e testi di Emanuela Da Ros, edito dalla Dario De Bastiani di Vittorio Veneto, (Treviso) e leggo che l’Alpago ha avuto per 367 anni il governo della Serenissima che ha fatto fiorire l’agricoltura e le attività silvopastorali. In quest’area che offre panorami di rara bellezza vivono all’incirca diecimila persone, che si moltiplicano nel cuore dell’inverno e in estate quando arrivano gli “innamorati” di queste montagne, dove l’ospitalità è sacra.

“Fa parte della nostra natura – mi dice Samuela – siamo sempre felici quando la gente della pianura ci viene a trovare. E la cosa che più mi colpisce da un po’ di tempo sono i giovani. Non credevo che si fermassero in questa nostra zona e sono sempre più numerosi. L’autostrada lì sotto corre veloce verso Cortina d’Ampezzo, verso Auronzo, Misurina, Sappada, eppure arrivano fin quassù sempre più numerosi. Forse, a differenza dei loro genitori, hanno capito che ogni tanto conviene fermarsi e l’Alpago, come il vicino Altopiano del Cansiglio, sono luoghi ideali per chi desidera rallentare la propria corsa, magari non tanto per pensare, questo poi arriva da solo, ma per godere panorami bellissimi, per respirare l’aria profumata dei prati e dei boschi, per godere la bellezza delle nostre montagne e, magari, salirvi e ancora per assaporare la semplicità e bontà della nostra cucina tradizionale che usa da sempre i prodotti che nascono qui, e qui davvero c’è un rapporto strettissimo fra prodotti del territorio e ristorazione, come dovrebbe essere sempre, per avere una cucina sana, buona, gustosa e appagante.”


Ritornare alla natura

Enzo De Prà


Non ci sono discoteche in Alpago, ma grandi silenzi e nelle notti d’ottobre c’è chi s’avvicina ai boschi per ascoltare il bramito dei cervi innamorati. E non c’è solo questo, ma basta la straordinaria cucina di questi luoghi, esaltata da Enzo De Prà e Renzo Dal Farra, autentici maestri di gastronomia che hanno trasmesso a molti, anche a Samuela al Fogher di Spert l’amore per i prodotti del territorio e la capacità di trasformarli in piatti di altissimo valore gastronomico, perché non artefatti, ma naturali, capaci di esprimere appieno i profumi, i sapori i gusti della materia prima, per capire che merita smettere il continuo e frenetico correre d’ogni giorno per ritemprarsi lo spirito e il corpo.


Renzo Dal Farra


Scegliendo una terra di grande fascino qual è l’Alpago, ancora poco conosciuto ma che ha fatto innamorare quanti sono fin qui arrivati..In questi luoghi i rapporti fra natura e cultura gastronomica, fra i prodotti del territorio e la cucina sono strettissimi e non è solo la cucina di ieri, perché sarà questa, una cucina pulita, sana, seria, godibile e pienamente soddisfacente la cucina che sarà privilegiata dalle future generazioni.


Le pecore dell'Alpago (foto Galifi)