giovedì 24 settembre 2015

Il Caffè, breve storia di una bevanda affascinante

Appunti di storia della gastronomia
 di Giampiero Rorato - foto di Eliana Cossio

(Articolo pubblicato ad agosto nella rivista online QUOTIDIE MAGAZINE, diretta da Simona Lauri)


Chicchi tostati di caffè


La scoperta del caffè è avvolta in quel mistero nel quale sonno immerse tante altre storie del passato e, nel corso del tempo, tentando di fissare un qualche punto di partenza, sono sorte decine di leggende. 

La più conosciuta racconta l’avventura del pastore etiope Kaldi e delle sue pecore divenute vivacissime dopo aver brucato le foglie di questo arbusto; poi c’è la storiella che ha come protagonista il profeta Maometto cui l’Arcangelo Gabriele avrebbe offerto una tazza di caffè per rinvigorirlo in un momento di stanchezza. 

La fioritura del caffé


Lasciando da parte le leggende, che comunque indicano correttamente che i luoghi d’origine del caffè sono stati l’Africa Orientale e la penisola arabica, ci affidiamo alla storia la quale ci dice che il valore eccitante del caffè fu scoperto sul finire del Medioevo e la bevanda si diffuse nel corso del Quattrocento dall’Abissinia e dalla Yemen fino al Cairo e a Damasco, arrivando poco dopo a Costantinopoli, dove divenne la bevanda popolare più diffusa.


I meriti di Prospero Alpino

Il primo a far conoscere in Europa l’esistenza della pianta del caffè e della particolare bevanda da essa ottenuta è stato un medico nativo di Marostica (Vicenza), Prospero Alpino (1553-1616), dal 1603 alla morte Prefetto dell’Orto Botanico di Padova. Fra il 1581 e l’1584 era stato in Egitto, quale medico del console veneziano Giorgio Emo, dedicando il tempo libero allo studio della piante e degli arbusti medicinali locali che descrisse in modo accurato nell’opera De plantis Aegipti, pubblicata nel 1592. 

Le bacche di caffé a maturazione sulla pianta


Uno di questi arbusti è detto bun o buna, con i cui semi tostati si preparava una bevanda molto usata in Egitto, detta caova, che era per l’appunto il caffè. Alpino descrisse e disegnò la pianta, elencandone gli usi terapeutici, senza immaginare quale diffusione avrebbe avuto più tardi in gran parte del mondo.

Le informazioni di Prospero Alpino, non sfuggirono a Venezia, che da oltre cinque secoli intesseva rapporti con il Vicino Oriente, le cui navi sostavano spesso nei porti di Costantinopoli e Alessandria d’Egitto e proprio la città dei dogi fu la prima in Europa a far uso del caffè nei palazzi dei patrizi, aprendo le prime “botteghe” solo nel 1645.

Verso il 1650 il caffè cominciò a essere importato e consumato in Inghilterra e si aprirono i primi coffeehouse, in particolare a Oxford e a Londra. Nel 1663 in Inghilterra vi erano già 80 coffeehouse, cresciuti vertiginosamente fino a superare le 3000 unità nel 1715. I caffè divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono frequentati da letterati, politici e filosofi: Nel 1670 aprì il primo caffè a Berlino e nel 1686 a Parigi.

La raccolta nelle piantagioni


Interessante la storia del primo caffè aperto a Vienna: Franciszek Jerzy Kulczycki, un soldato dell’esercito polacco giunto in Austria con re Giovanni Sobieski per salvare Vienna dall'assedio dei Turchi, un anno dopo la liberazione della città, nel 1684, vi aprì la prima bottega del caffè, grazie  ai sacchi di chicchi che erano stati abbandonati dall'esercito ottomano in fuga e da lui recuperati.


La diffusione nel mondo

Nel 1689 fu inaugurato il primo caffè negli Stati Uniti, a Boston, denominato London Coffee House, cui seguì il The King's Arms, aperto a New York nel 1696.

Dopo che gli stati europei conobbero il caffè non solo come bevanda ma anche come pianta, se ne impossessarono e la diffusero nelle proprie colonie. Iniziarono dapprima gli inglesi, poi gli olandesi che ne promossero la coltivazione in Indonesia. La Compagnia Olandese delle Indie Orientali incominciò a coltivare il caffè già nell'ultimo decennio del XVII secolo presso Giava, utilizzando semi provenienti dal porto di Mocha, nello Yemen. Nel 1706 alcune piantine di caffè vennero trasferite da Giava al giardino botanico di Amsterdam; da lì, nel 1713, una pianta raggiunse la Francia.

Piantagioni di caffé in Sud America


Poi fu la volta delle Americhe. Nel 1720 Gabriel de Clieu, un ufficiale della marina francese, salpò per i Caraibi con due piantine di caffè di cui solo una era sopravvissuta quando giunse nella Martinica, da dove, nei decenni seguenti, le piante si diffusero rapidamente in tutto il Centroamerica: Santo Domingo (1725), Guadalupa (1726), Giamaica (1730), Cuba (1748) e Porto Rico (1755).

Nello stesso periodo, precisamente nel 1718, gli olandesi portarono il caffè in un'altra loro colonia, la Guiana Olandese (attuale Suriname) da cui, nel 1719 entrò nella Guiana Francese e di qui penetrò infine in Brasile, dove, nel 1727, vennero create le prime piantagioni. L'industria nelle colonie dipendeva esclusivamente dalla pratica della schiavitù, abolita solo, peraltro formalmente, nel 1888.

L'esperta di caffé Eliana Cossio


Nel frattempo il botanico svedese Carlo Linneo, a cui si deve la diffusione del sistema di classificazione degli organismi in genere e specie, aveva proposto nel 1737 di indicare questa pianta col nome scientifico di Coffea nel 1737, con cui è universalmente conosciuta.

Come si vede, in meno di due secoli il caffè ha conquistato il mondo, anche se la bevanda si presenta in tanti modi – alla turca, all’americana, espresso, ecc -  secondo i gusti e le abitudini delle varie popolazioni del mondo. Di questo importante prodotto che caratterizza ormai tutte le civiltà del globo avremo modo di approfondire in futuro diversi altri interessanti aspetti.