Appunti di storia della
gastronomia
di Giampiero Rorato - foto di Eliana
Cossio
(Articolo pubblicato ad agosto nella rivista online QUOTIDIE MAGAZINE, diretta da Simona Lauri)
(Articolo pubblicato ad agosto nella rivista online QUOTIDIE MAGAZINE, diretta da Simona Lauri)
Chicchi tostati di caffè |
La scoperta del caffè è avvolta in
quel mistero nel quale sonno immerse tante altre storie del passato e, nel
corso del tempo, tentando di fissare un qualche punto di partenza, sono sorte decine
di leggende.
La più conosciuta racconta l’avventura del pastore etiope Kaldi e
delle sue pecore divenute vivacissime dopo aver brucato le foglie di questo
arbusto; poi c’è la storiella che ha come protagonista il profeta Maometto cui
l’Arcangelo Gabriele avrebbe offerto una tazza di caffè per rinvigorirlo in un
momento di stanchezza.
La fioritura del caffé |
Lasciando da parte le leggende, che comunque indicano correttamente
che i luoghi d’origine del caffè sono stati l’Africa Orientale e la penisola
arabica, ci affidiamo alla storia la quale ci dice che il valore eccitante del caffè
fu scoperto sul finire del Medioevo e la bevanda si diffuse nel corso del
Quattrocento dall’Abissinia e dalla Yemen fino al Cairo e a Damasco, arrivando poco dopo a Costantinopoli,
dove divenne la bevanda popolare più diffusa.
I meriti di Prospero Alpino
Il primo a far conoscere in
Europa l’esistenza della pianta del caffè e della particolare bevanda da essa
ottenuta è stato un medico nativo di Marostica (Vicenza), Prospero Alpino
(1553-1616), dal 1603 alla morte Prefetto dell’Orto Botanico di Padova. Fra il
1581 e l’1584 era stato in Egitto, quale medico del console veneziano Giorgio
Emo, dedicando il tempo libero allo studio della piante e degli arbusti medicinali
locali che descrisse in modo accurato nell’opera De plantis Aegipti, pubblicata nel 1592.
Le bacche di caffé a maturazione sulla pianta |
Uno di questi arbusti è detto bun o buna, con i cui
semi tostati si preparava una bevanda molto usata in Egitto, detta caova, che era per l’appunto il caffè. Alpino descrisse e disegnò la
pianta, elencandone gli usi terapeutici, senza immaginare quale diffusione avrebbe
avuto più tardi in gran parte del mondo.
Le informazioni di Prospero Alpino,
non sfuggirono a Venezia, che da oltre cinque secoli intesseva rapporti con il
Vicino Oriente, le cui navi sostavano spesso nei porti di Costantinopoli e
Alessandria d’Egitto e proprio la città dei dogi fu la prima in Europa a far
uso del caffè nei palazzi dei patrizi, aprendo le prime “botteghe” solo nel
1645.
Verso il 1650 il caffè cominciò
a essere importato e consumato in Inghilterra e si aprirono i primi coffeehouse,
in particolare a Oxford e a Londra. Nel 1663 in Inghilterra vi erano già 80 coffeehouse, cresciuti vertiginosamente fino a superare le 3000
unità nel 1715. I caffè
divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono
frequentati da letterati, politici e filosofi: Nel 1670 aprì il primo caffè a Berlino e nel 1686 a Parigi.
La raccolta nelle piantagioni |
Interessante la storia del primo
caffè aperto a Vienna: Franciszek Jerzy Kulczycki, un soldato dell’esercito polacco giunto in Austria con re Giovanni Sobieski per salvare Vienna dall'assedio dei Turchi, un anno dopo
la liberazione della città, nel 1684, vi aprì la prima bottega del caffè, grazie
ai sacchi di chicchi che erano stati abbandonati
dall'esercito ottomano in fuga e da lui recuperati.
La diffusione nel mondo
Nel 1689 fu inaugurato il primo caffè negli Stati Uniti, a Boston, denominato London
Coffee House, cui seguì il The
King's Arms, aperto a New York nel 1696.
Dopo che gli stati europei
conobbero il caffè non solo come bevanda ma anche come pianta, se ne
impossessarono e la diffusero nelle proprie colonie. Iniziarono dapprima gli
inglesi, poi gli olandesi che ne promossero la coltivazione in Indonesia. La Compagnia Olandese
delle Indie Orientali incominciò a coltivare il caffè già nell'ultimo decennio
del XVII
secolo presso Giava, utilizzando semi provenienti dal porto di Mocha, nello Yemen. Nel 1706 alcune piantine di caffè vennero
trasferite da Giava al giardino
botanico di Amsterdam;
da lì, nel 1713, una pianta
raggiunse la Francia.
Piantagioni di caffé in Sud America |
Poi fu la volta delle Americhe. Nel 1720 Gabriel de Clieu, un
ufficiale della marina
francese, salpò per i Caraibi con due piantine di caffè di cui solo
una era sopravvissuta quando giunse nella Martinica,
da dove, nei decenni seguenti, le piante si diffusero rapidamente in tutto il Centroamerica: Santo
Domingo (1725), Guadalupa (1726), Giamaica (1730), Cuba (1748) e Porto Rico (1755).
Nello stesso periodo,
precisamente nel 1718, gli olandesi
portarono il caffè in un'altra loro colonia, la Guiana Olandese
(attuale Suriname) da cui,
nel 1719 entrò nella Guiana
Francese e di qui penetrò
infine in Brasile, dove,
nel 1727, vennero create
le prime piantagioni. L'industria nelle colonie dipendeva esclusivamente dalla
pratica della schiavitù, abolita solo, peraltro formalmente, nel 1888.
L'esperta di caffé Eliana Cossio |
Nel frattempo il botanico svedese
Carlo
Linneo, a cui si deve la diffusione del sistema di classificazione degli
organismi in genere e specie, aveva
proposto nel 1737 di indicare questa pianta col nome scientifico di Coffea nel 1737, con cui è
universalmente conosciuta.
Come si vede, in meno di due
secoli il caffè ha conquistato il mondo, anche se la bevanda si presenta in
tanti modi – alla turca, all’americana, espresso, ecc - secondo i gusti e le abitudini delle varie
popolazioni del mondo. Di questo importante prodotto che caratterizza ormai
tutte le civiltà del globo avremo modo di approfondire in futuro diversi altri
interessanti aspetti.