sabato 2 aprile 2016

Evviva l’olio tunisino

È buono e ne conosciamo l’origine, sono semmai certe industrie olearie europee e italiane a miscelarlo e rovinarlo

Considerazioni di Giampiero Rorato

Il falso scandalo mediatico scoppiato nelle scorse settimane e riguardante l’olio tunisino, montato ad arte da qualche furbastro, forse abituato a manipolare gli alimenti per ricavare guadagni disonesti, ha bisogno di essere velocemente smontato anche per mettere alla berlina chi l’ha scatenato.




I fatti

L’Unione Europea ha autorizzato l’importazione nel territorio dei 28 Paesi dell’Unione di ulteriori 34.000 tonnellate di olio di oliva dalla Tunisia, per un valore che si aggira sui 100-120 milioni di euro, per cui in Italia arriva una piccola parte di quest’olio d’oliva di produzione tunisina.

Questa è la prima considerazione, che ci porta a dire che è una quantità economicamente ininfluente.

In Italia, secondo le statistiche, si producono annualmente sulle 300 mila tonnellate di olio d’oliva, per un valore che s’aggira sul miliardo di euro e una buona parte va poi all’estero.
Secondo la Coldiretti – anche se i dati sono spesso approssimativi - in Italia ci sono 250 milioni di piante d’olivo su 1,1 milioni di ettari di terreno per un fatturato attorno ai 2 miliardi di euro. Va subito aggiunto che l’Italia ha ben 43 oli extravergini d’oliva Dop (Denominazione di origine protetta), quindi sottoposti a controlli che ne garantiscono l’alta qualità anche per severe tecniche di allevamento e coltivazione delle piante e produzione e conservazione dell’olio prodotto.

Come è noto, il 2014 è stato un anno terribile per la scarsissima produzione di olio e c’è stata la necessità di larghe importazioni al fine di soddisfare la normale richiesta delle famiglie italiane.



Il fattore politico

La ricordata decisione dell’Unione Europea, valida fino al 2017, stabilisce che al precedente contingente di importazione agevolato di olio d’oliva dalla Tunisia verso l’Unione europea di 57 mila tonnellate esenti da dazio se ne aggiungano quest’anno ulteriore 34.000 alle medesime condizioni agevolate. 

Si è trattato, come tutti possono capire, di un provvedimento di cooperazione allo sviluppo, tenendo conto che in Tunisia la filiera olivicola rimane oggi una delle poche attività capaci di determinare una crescita dell’economia e dell’occupazione con conseguente stabilità democratica, con indubbio vantaggio anche per l’Italia, Paese dirimpettaio della Tunisia.



Il fattore economico

In Italia i consumi di olio si aggirano mediamente intorno a 650 mila tonnellate l’anno (oltre il doppio di quello prodotto), con un consumo pro-capite di 12 kg annui (e di questi una piccola parte è olio extravergine). 

Pertanto la produzione italiana non riesce a garantire il fabbisogno nazionale ed è comunque necessario importarne molto dall’estero.

Sempre le statistiche ci informano che tra gennaio e giugno 2014, l’Italia ha acquistato dall’estero 330 mila tonnellate di oli, toccando uno dei livelli più elevati degli ultimi 15 anni. Buono l'andamento delle esportazioni, che, sempre nello scorso semestre, hanno superato le 212 mila tonnellate


Quello che succede in Italia

Ci sono ora delle domande che dobbiamo porci (e se le pongono ogni giorno anche le istituzioni sia a livello centrale che periferico). 

L’enorme quantità di olio che arriva dall’estero dove è prodotto? Quali sostanze vengono impiegate per combattere le malattie degli ulivi? Come e dove viene miscelato quell’olio? Ed è possibile che oli di sansa o lampanti diventino poi oli extravergini d’oliva?

Numerose notizie dei media ci informano che una buona quantità di olio d’oliva venduto come extravergine è stato in realtà manipolato chimicamente e contraffatto, che nel settore ci sono molte frodi per cui viene da pensare che la tempesta scatenata sull’olio tunisino sia servita a mascherare la tragica realtà che riguarda anche l’Italia, dove è possibile trovare nei supermercati bottiglie d’olio cosiddetto extravergine a prezzi irrisori e impossibili.



Cosa fare?

Abbiamo ricordato più sopra che in Italia ci sono ben 43 oli extravergini Dop, il massimo in Europa, per cui al consumatore che ami la sua salute e ricerchi oli di sicura qualità mi permetto di dare questi consigli:

1 – Preferisca sempre olio extravergine d’oliva di produzione italiana 100% con il marchio Dop (si deve imparare a leggere l’etichetta, dove è scritto tutto).

2 – Preferisca comunque l’olio extravergine d’oliva di produzione italiana di frantoi piccoli e medi; ce ne sono in ogni regione; uno anche in Piemonte, oltre 20 in Lombardia, numerosi anche nel Veneto e in Friuli Venezia Giulia e ancor di più nelle altre regioni italiane;

3 – I ristoratori, che ne hanno un buon consumo, si impegnino a conoscere i produttori d’olio evo, come già fanno per il vino. Ci sono in ogni regione importanti manifestazioni olearie a cominciare dal SOL del Vinitaly, dove si incontrano anche ottimi produttori sia italiani che esteri e queste sono occasioni preziose per conoscere le fonti e provvedere ad acquisti seri e mirati.

4 – Si faccia sempre attenzione agli oli cosiddetti comunitari, si possono avere anche delle non piacevoli sorprese.



In conclusione


Ribadisco che la questione tunisina è stata solo un pretesto per mascherare altre realtà. Si aiuti, invece, la Tunisia in questa sua fase storica, affinché si consolidi la sua economia, aumenti i posti di lavoro, si rafforzi la democrazia e l’Italia avrà nel Mediterraneo un nuovo importante Paese amico e solidale, cosa fondamentale in questi anni.